Nel Canto XXI del Paradiso, 106-111, Dante per bocca di Pier Damiani descrive la zona sita tra le due coste, tirrenica ed adriatica al centro dell’Appennino Tosco-Emiliano, non molto lontano da Firenze, dove ci sono delle montagne così alte che i tuoni cadono molto più bassi. Lì c’è la cima del Monte Catria, dove al di sotto è consacrato un eremo, quello di Fonte Avellana che solitamente è riservato a Dio.

Dante puntualizza che l’intera zona dei monti dell’Italia centrale era un tempo mistica e santa che molti personaggi fece ascendere in paradiso.  Una di queste montagne è sicuramente quella del Monte dell’Angelo che guarda Arcevia.

Questa cittadina di montagna molto ricca di arte e di storia è il paese di Giovanni Crocioni di Arcevia, grande studioso della figura controversa di Celestino V e il suo gran rifiuto di cui Dante parla nella Divina Commedia. Anche la figura di Pier Damiani non è molto chiara, volutamente Dante per lanciare le sue accuse si serve di un personaggio di cui si conosce poco la biografia ma considerato un santo importante dalla chiesa dell’epoca, per il suo spessore spirituale e ricchezza culturale.

L’intera zona da sempre è stata spettatrice e protagonista di santità e sapienza che Dante conosceva sicuramente molto bene. Pensiamo allo scriptorium di Fonte Avellana che analogamente a Castel del Monte in Puglia o alla Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila molto legata alla figura di Celestino V tra l’altro, fu costruito secondo il numero aureo delle divine proporzioni, una scienza per pochi eletti.

Non è un caso che Dante nel verso a seguire ci parla della Nostra Signora dell’Adriatico la cui importante reliquia giunse nelle Marche in quanto all’epoca era papa il nostro personaggio chiave: lo spiritualista Celestino V. Dante dicono fu  ospite a Fonte Avellana anche se non ci sono fonti storiche che lo testimoniano, ma ascoltando la mera logica, non poteva non conoscere la zona che descrive e non poteva non conoscere la  chiesa posta sopra il monte dedicato all’Arcangelo Michele, in linea ideale perfetta con San Michele Arcangelo del Gargano e con la Sacra di San Michele in Piemonte. Si tratta del Monte dell’Angelo, un tempo Monte Camiliano che si staglia e guarda Arcevia.

Dante quindi con il beneficio del dubbio, con la forza della logica e con l’aiuto della poesia, ha sicuramente calpestato quelle pietre depositarie di una tradizione millenaria, di bellezza, arte e misticismo. Nel XXI Canto del Paradiso, il Poeta fiorentino gioca in maniera “sottile” con il nome Pietro e credo che abbia scelto il santo (Pier Damiani) proprio in virtù del suo nomen: In quel loco fu’io Pietro Damiano e Pietro Peccator fù ne la casa di Nostra Donna in sul lito adriano vv.121-123. Ancora una volta “potrebbe” ritornare la figura di Celestino V, il cui nome fu Pietro da Morrone legato alla Santa casa di Loreto.

Arcevia ha origini antichissime e anche sopra il monte dove ora c’è la chiesa dedicata all’Arcangelo fu sede di un tempio pagano, anche se la Chiesa dell’Abbazia benedettina di San Michele di Monte Camiliano ora Monte dell’Angelo ha come fonte storica documenti della diocesi di Nocera Umbra, risalenti al 1024 dove si evince che al tempo era considerato un luogo di culto e di potere. Nel documento del 3 Giugno del 1173, le famiglie dei feudatari Bernardeschi di origine longobarda giuravano all’abate Ugo ed ai 12 monaci di difendere il monastero, le sue pertinenze e di riparare alle ingiustizie. Nell’atto rogato dal notaio Egidio il 6 Agosto 1208, in Castro Rocca Contrada (antico nome di Arcevia) etra presente : “dominus Nicolay abbatis Sancti Angelo de Monte” (1). Il nome “de’ Monte” senza Camiliano lascia intendere che in quel tempo indicava che si trattava di una montagna sacra. Un monte rituale per pagani, Longobardi, Bizantini e  Carolingi che scelsero l’Arcangelo Michele come loro protettore.

Carlo Magno elevò l’Arcangelo a protettore del sacro romano impero, ordinando la costituzione di una chiesa a lui dedicata in ogni comune. Fu proprio Carlo Magno che cedette questo luogo di culto alla chiesa. La figura di San Michele Arcangelo ha un’origine orientale che divenne molto importante prima che per i Longobardi, per i romani, poiché proteggeva le sue legioni. L’antesignano di Michele è Mithra il dio persiano che deriva da metro, misura, matematica, matrice, madre, la dea Maath da cui deriva Ekate che a Roma era chiamata Angerona o Anghelosa che a sua volta deriva da Anghelus e l’Anubis egizio.

A Pavia, nella nota Basilica romanica a lui dedicata, la figura di San Michele è connessa alla sacralità del regno, all’investitura sacra del potere politico (tutti i re Longobardi, per ultimo Federico Barbarossa, furono investiti in questo tempio), al culto dei morti e del trapasso delle anime. Nel cuore del suo famoso labirinto è rappresentato Minosse nell’atto di uccidere il Minotauro, caratteristica del dio Mithra per l’appunto. L’Arcangelo Michele aveva quindi una doppia funzione: quella di psicopompo nella duplice porta dell’inferno e dei beati. Questo passaggio si svolgeva nella mitologia antica sotto il doppio segno della levata delle Pleiadi, che corrisponde al periodo tra le due feste dedicate a San Michele: l’8 di Maggio e il 29 di Settembre. San Michele è quindi l’Arcangelo con la bilancia, che non uccide il drago ma tiene in equilibrio il micro e macro cosmo e per questo rappresenta la Giustizia.

Per queste sue caratteristiche è naturale che l’Arcangelo sia diventato il protettore delle forze di polizia che sono devote a questo santuario vicino Arcevia. L’Associazione della Polizia A.N.P.S. da sempre protegge e incentiva le attività del santo monte ed è da sottolineare come grazie alle loro forze, grazie all aiuto del consigliere regionale Mirko Biló da tanti anni membro dell’associazione e fedele da sempre all’ Arcangelo, grazie alle più importanti famiglie del luogo e parte delle amministrazioni locali, sono riusciti a far restaurare il complesso che era caduto in totale abbandono. Ogni anno il 29 Settembre e l’8 di Maggio la questura di Ancona insieme all’Associazione della Polizia A.N.P.S. con numerose partecipazioni effettuano il pellegrinaggio sulla chiesa di San Michele Arcangelo di Arcevia. Si sale per antichi sentieri con i ceri bianchi e rossi a ricordo della Sua prima apparizione. In cima alla montagna dell’Angelo, negli ultimi anni molto frequentata da turisti e persone in cerca di spirito, non si può descrivere a parole l’atmosfera mistica, di silenzio e pace. Un panorama emozionante dal quale si spazia dai Sibillini al Monte Catria, al Nerone, al Petrano, a San Marino, fino a perdere l’occhio lungo le vallate fino all’Adriatico.

Note

1) San Michele Arcangelo in Monte Camiliano . Atti del convegno “San Michele Defensor Pacis. Per il restauro della chiesa Arcevia Settembre 2007

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